Il segretario generale all’assise della FLC. “L’Italia rischia di abbandonare il modello interdisciplinare in favore di quello specialistico, che nel resto del mondo si è rivelato inefficiente. Le iniquità si riducono anche con gli asili nido al Sud”.
“Tra pochi mesi si voterà per le europee. Sarà un voto importante perché definirà quale Paese siamo e dove stiamo andando”. Lo ha affermato il segretario generale della CGIL, Susanna Camusso, nell’intervento con cui ha concluso il congresso della FLC: “Dobbiamo scegliere quale Europa vogliamo. Libera circolazione tra le merci e le persone, e grande mediazione tra le politiche sociali e il capitale. Era questa l’Europa - a suo avviso - che si è infranta sotto i tagli al welfare e il progressivo ampliarsi dei tagli riservati ai privati”. Va fatta quindi “una battaglia” per una Unione europea “più equa, solidale, non lasciata nelle mani dei liberisti”.
Camusso ha poi parlato di istruzione. “Negli ultimi anni le politiche hanno teso a rendere l’istruzione sempre più dipendente dal mondo del lavoro, auspicando una iper-specializzazione. È singolare che a una generazione tra le più colte e preparate si sia poi offerta come prospettiva solo il precariato”, ha detto: “Il nostro Paese rischia di abbandonare l’interdisciplinarietà a favore di un modello formativo specialistico. Oggi più che mai un cittadino e un lavoratore consapevole si formano con l’interdisciplinarietà, che sola può permettere le interconnessioni necessarie a muoversi nella realtà. Non ci servono iper-specializzazioni. All’iper-specializzazione corrisponde l’incapacità di essere cittadini consapevoli”. Difendere lo spazio pubblico dell’istruzione, inoltre, è un tema che riguarda “l’uguaglianza complessiva dei cittadini”. La riduzione delle diseguaglianze si realizza in tanti modi, ha detto il segretario, per esempio “iniziando a garantire gli asili nido anche nel Mezzogiorno”.
Un passaggio importante è stato dedicato ai cambiamenti nel modo di lavorare introdotti dalla digitalizzazione. “Un processo così invasivo che condiziona la vita delle persone”, ha spiegato: “Le nuove tecnologie pervadono la nostra vita quotidiana e impongono a ognuno di noi di svolgere, anche inconsapevolmente, dei lavori che altri non svolgono più. E in queste azioni quotidiane noi forniamo dati importantissimi a otto multinazionali dell’informazione che sono ormai più potenti degli Stati. Gli stessi dati sulla nostra salute appartengono più all’Ibm che al ministero della Sanità, sono quindi più utili al business che alle politiche di salute pubblica”. Per il segretario generale CGIL abbiamo dunque bisogno “di conoscenze e competenze molto ampie non solo per esercitare una cittadinanza consapevole, ma anche per orientarci e saper discernere nella mole di informazioni e dati cui tutti abbiamo accesso”.
In generale, oggi il sindacato è chiamato a leggere i mutamenti del mondo del lavoro: “È sulla frantumazione del lavoro, sulla compresenza in uno stesso posto di lavoro di persone con diritti precisi e persone senza diritti che si è sviluppata la paura. I diritti vanno in capo ai lavoratori, non alla tipologia contrattuale”. Camusso ha ricordato che la CGIL si è confrontata col cambiamento, ha avuto il coraggio di guardare oltre la crisi e di formulare un progetto con il Piano del lavoro e con la Carta dei diritti. Si tratta di proposta strategica costruita su una rappresentanza sociale che non ha trovato un’interfaccia in una rappresentanza politica. Da qui il passaggio sulla crisi della politica, soprattutto della sinistra, che “ha provocato la rottura dei legami sociali e la crisi della dimensione collettiva, messo in discussione la funzione della rappresentanza sociale”. Camusso, infine, ha criticato le politiche del centro-sinistra “laddove hanno provocato frantumazione del lavoro, competizione tra lavoratori, penalizzato i contratti collettivi con il loro portato generale, inclusivi e solidaristici, a favore della contrattazione aziendale che indebolisce il lavoratore perché lo isola”.
Concludendo il suo intervento la segretaria generale ha ricordato l’importanza di avere riconquistato i contratti collettivi nel settore pubblico e ha invitato a fare pratica di inclusione anche nella CGIL, rilanciando il discorso confederale per non rinchiudere i lavoratori dentro le singole categorie. Per capire il cambiamento e le derive populiste che incantano anche parte della nostra base, Camusso invita ad andare in una “direzione ostinata e contraria”. Quindi la conclusione sulla vita dell’organizzazione, soprattutto in vista del congresso nazionale: “Mentre il mondo guarda al modello dell’uomo solo al comando, la CGIL resta un’organizzazione fortemente democratica, che parla con le persone e le coinvolge nel momento di assumere decisioni”.