La FLC CGIL verso il IV Congresso del 17, 18 e 19 dicembre 2018. I temi del dibattito congressuale (settima parte).
Per raggiungere questi obiettivi riteniamo presupposto indispensabile della FLC e della CGIL declinare la nostra autonomia come capacità di organizzare tutto il lavoro, a maggior ragione in una fase di nuovi importanti cambiamenti introdotti dalla tecnologia. Per farlo saranno necessari anche alcuni cambiamenti nel nostro modello organizzativo da realizzare osservando e analizzando le trasformazioni che sono intervenute in questi anni dalle quali nessuno dei settori della conoscenza è escluso. La nostra stessa identità non può essere declinata, oggi, senza tener conto di questi cambiamenti, delle persone a cui ci rivolgiamo, della percezione che hanno del loro lavoro. Questo non significa arretrare rispetto ai nostri obiettivi o negoziare i nostri valori, significa attrezzarci per rafforzare la nostra capacità di farli vivere in questo mondo guardando al futuro. Per questo è importante ribadire che la nostra è una comunità sindacale di donne e di uomini impegnati per il bene delle generazioni attuali e future, saldamente ancorati alla difesa del sistema dell’Istruzione pubblico come bene comune universale e protetto dalla Costituzione, tanto più forte quanto più unita e solidale, nelle analisi come nelle scelte quanto negli obiettivi. Allo stesso tempo riteniamo che sia indispensabile valorizzare la nostra soggettività politica partendo dalla dimensione confederale sul territorio dove le vertenze della FLC devono intrecciarsi con quelle di tutte le altre categorie, trasformando le Camere del Lavoro in soggetti capaci di interpretare un ruolo attivo, dalla casa ai trasporti, passando per il diritto allo studio e alla formazione, rafforzando la loro “originaria” natura mutualistica e la loro capacità di essere strumenti di intercettazione dei bisogni dei territori. Per questo motivo la FLC guarda con attenzione alle esperienze di un nuovo modello organizzativo a rete già avviato all’interno dei territori, già oggetto di una approfondita riflessione a livello nazionale. In questo contesto è comunque possibile costruire alleanze ampie con chi si muove sugli stessi terreni, a partire dall’associazionismo diffuso e dai movimenti. È qui che può innestarsi una riflessione cogente, pubblica e collettiva sul tema del conflitto sociale nell’era del digitale, nel XXI secolo, per comprenderne le dinamiche e per suggerire cambiamenti per azioni politiche e sindacali più efficaci.
In Italia, ad esempio, a differenza di altri Stati europei e occidentali, il conflitto sociale si è esercitato nelle urne, soprattutto con le elezioni legislative del 4 marzo 2018, premiando quelle forze politiche che hanno saputo intercettare malcontento, rabbia e paura esprimendosi dopo anni come voto di classe in mancanza di qualunque forma politica di rappresentanza del lavoro salariato. Tra conflitto nelle piazze e conflitto nelle urne si è creato uno iato, una frattura: siamo chiamati a riflettere con maggiore rigore e serietà, perché in qualche modo questa situazione pesa con forza sia sul ruolo che la conoscenza assume nell’analisi sociale e nelle politiche, sia sulle strategie future del sindacato confederale. Infatti è centrale per la FLC CGIL insieme all’azione unitaria con gli altri sindacati, il rapporto con associazioni studentesche e movimenti che condividono le nostre stesse priorità: lavoro, istruzione, diritto allo studio e alla formazione, tutele universali, lotta al precariato. La contrattazione sociale territoriale è determinante in questo contesto ed è determinante il nostro contributo, soprattutto in una situazione nella quale le autonomie locali tendono a evitare il confronto e accentuano la distanza dai soggetti portatori di interessi collettivi diffusi e riferiti all’intero territorio nazionale.
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